Che cos’è il Morbo di Dupuytren?
Il morbo di Dupuytren è una patologia cronica, progressiva, dovuta ad ispessimento e retrazione dell’aponeurosi palmare che determina una flessione permanente, progressiva ed irriducibile di una o più dita e conseguente rigidità articolare.
Più di 180 anni sono passati dal 1831 quando il barone Guillaume Dupuytren (1777-1835) ha presentato le sue scoperte a Parigi sulla malattia che ha acquisito il suo nome. Ma le cause della malattia di Dupuytren rimangono ancora sconosciute, anche se è importante una certa predisposizione familiare. I trattamenti attuali mirano a rallentare la progressione della malattia e a migliorare la funzionalità della mano. La malattia di Dupuytren è una malattia benigna,non letale, anche se a volte può risultare invalidante.
Epidemiologia
- Età adulta avanzata:incidenza prevalente V-VII decade;
- Generalmente M>F;
- Colpisce quasi esclusivamente la razza bianca;
- Frequentemente bilaterale (65% dei casi);
- Colpisce prevalentemente il lato ulnare della mano (4° o 5° dito nel 70-80% dei casi);
- Familiarità: autosomica dominante a penetranza variabili correlata all’età.


Dal medico di base alla visita
con il chirurgo della mano
La diagnosi del morbo di Dupuytren richiede un esame obiettivo semplice, durante il quale il medico riconosce le manifestazioni sintomatologiche caratteristiche e ne valuta la gravità.
Al termine della visita, viene consigliato di contattare uno specialista della mano, il quale indicherà al paziente il trattamento più idoneo.
Durante l’esame obiettivo, il medico esamina dettagliatamente i segni accusati dal paziente e raccoglie da quest’ultimo tutte le informazioni riguardanti i sintomi avvertiti.
Ai fini della diagnosi, sono elementi necessari: l’ispessimento cutaneo al livello del palmo della mano, la presenza di uno o più noduli sul palmo della mano, la flessione di una o più dita e l’incapacità di impugnare determinati oggetti.



Cause
Quale potrebbe essere la causa della malattia di Dupuytren
Ci sono prove che attestano la predisposizione ereditaria per la malattia di Dupuytren. Gli studi effettuati per identificare il gene che causa la malattia di Dupuytren producono ancora risultati contradditori. Alcuni effetti ambientali supplementari potrebbero favori l’insorgenza della malattia.
Danni (o meglio la guarigione da traumi) della mano possono scatenare la malattia di Dupuytren.
L’eventuale collegamento tra un trauma della mano e l’insorgenza di malattia di Dupuytren è stato spesso discusso. È stato riportato in alcuni casi, ma è difficile dimostrare causa ed effetto per il singolo paziente. Ovviamente l’insorgenza del Dupuytren ha bisogno di una (probabilmente ereditata) predisposizione per acquisire questa malattia.
Vi è, inoltre, qualche indicazione che la contrattura di Dupuytren è una malattia infiammatoria cronica.
Lo stress ossidativo in combinazione con l’ischemia dei microvasi potrebbero essere un meccanismo di guida per l’insorgenza della malattia di Dupuytren.
I risultati di diversi studi sugli effetti del consumo di alcol sulla malattia di Dupuytren sono in conflitto. Gli alcolici sembrano peggiorare la malattia, mentre la ricerca statistica su un gran numero di pazienti affetti da Morbo di Dupuytren non ha evidenziato una percentuale maggiore rispetto alla popolazione normale. Eppure recentemente studi di prevalenza hanno mostrato un effetto chiaro e misurabile sulla probabilità di sviluppare la malattia di Dupuytren (o prevalenza) quando si beve solo 2 unità di alcol al giorno (sia bicchieri di birra che di vino).
Come si sviluppa il Morbo di Dupuytren?
La malattia di Dupuytren inizia in genere sul palmo della mano con un piccolo nodulo o più noduli che possono essere sentiti alla palpazione.
La malattia sta iniziando se si riscontrano cambiamenti nel tessuto sottostante la pelle. Tali modifiche sono a livello microscopico ed in genere non vengono rilevate precocemente, per cui i noduli sono il primo segno evidente della malattia.
La fase successiva è lo sviluppo di cordoni. Nella maggior parte dei casi la malattia insorge sul quarto o sul quinto dito, ma i noduli possono anche apparire in tutto il palmo, a volte sulle altre dita, ed in rari casi anche altrove. In genere la malattia di Dupuytren tende a stabilizzarsi temporaneamente, ma i noduli e i cordoni possono svilupparsi gradualmente nell’arco di diversi anni fino ad arrivare alla flessione delle dita stesse.
Ma vediamo in dettaglio le 4 fasi della malattia:
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ESORDIOIl paziente può non avvertire alcun disturbo e confondere le prime lesioni con callosità del palmo della mano. |
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PERIODO INIZIALESi caratterizza per la maturazione del nodulo aponeurotico, nella stragrande maggioranza dei casi è asintomatico, talvolta può determinare una dolenzia locale. Localizzazione (in ordine di frequenza): 4°, 3° e 5° raggio. |
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PERIODO DI PROGRESSIONEPiù o meno rapido in relazione all’individualità. Si caratterizza per la formazione delle stigmate proprie della malattia. |
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PERIODO DI STATO
Nel periodo terminale le lesioni sono da tempo stabilizzate. |

Corde Tendinee
Corde fibrose sottocutanee a decorso longitudinale

Formazione a “V”
Si manifesta una caratteristica formazione a “V”,
con vertice prossimale, determinata dalla fibrosi delle propaggini laterali delle corde tendinee.

Ombelicature cutanee
Il nodulo aderisce alla cute sovrastante causandone la retrazione.

Flessione delle dita
Generalmente la deformità colpisce inizialmente l’articolazione metacarpo-falangea, e successivamente l’articolazione interfalangea prossimale; l’interessamento dell’articolazione interfalangea distale è raro.
La progressione della malattia di Dupuytren
Dopo la loro crescita iniziale, i piccoli noduli o cordoni in genere mantengono le loro dimensioni per circa 5 – 6 anni. È di solito solo in fase avanzata in cui si iniziano a vedere le dita piegate che i pazienti iniziano a prendere seriamente in considerazione una terapia efficace, ad esempio, un intervento chirurgico.
Prima escludere altre cause!
I noduli sulla mano e le dita flesse non sono necessariamente causati dalla malattia di Dupuytren. Prima di procedere con una determinata terapia è importante escludere altre malattie.
Possono causare noduli o ispessimenti nella mano:
- Callo
- Sarcoma epitelioide
- Tenosinovite stenosante
- Tendinite di di De Quervain
- Tumore a cellule giganti della guaina tendinea
- Paralisi del nervo ulnare
- Fibromi e fibromatosi
- Tendinite palmare
Le dita piegate possono avere una varietà di cause di fondo, ad esempio camptodattilia o dito a scatto.
Come vengono definite le fasi della contrattura di Dupuytren?
La classificazione di Tubiana-Minchon (1961) ha finalità chirurgica ed è quella maggiormente utilizzata. La malattia viene classificata in relazione alla gravità della patologia. La deformità viene calcolata misurando la somma degli angoli di flessione delle articolazioni digitali.




Stadio 1
Angolo <45°

Stadio 2
Angolo >45°

Stadio 3
Angolo >90°

Stadio 4
Angolo >135°
Il primo Centro Italiano
per la Cura del Morbo di Dupuytren
L’Ospedale San Giuseppe di Milano dispone di un ambulatorio totalmente dedicato alle persone colpite dal Morbo di Dupuytren, malattia cronica della mano.
Il morbo di Dupuytren è una malattia cronica progressiva, che causa apparizione di noduli sottocutanei nella fascia palmare della mano, che gradualmente formano un cordone fibromatoso sottocutaneo che si posiziona al di sopra i tendini, generando la flessione permanente e progressiva di una o più dita, con derivata rigidità articolare.
«Fino a pochi anni fa l’unica via risolutiva era l’utilizzo del bisturi, operazione a cielo aperto che richiede grosse incisioni mettendo il cliente in esposizione a complicazioni – illustra il Professor Giorgio Pajardi, direttore della chirurgia della mano dell’ospedale San Giuseppe, Gruppo MultiMedica, Università degli Studi di Milano -. Al giorno d’oggi abbiamo invece a disposizione un trattamento sicuro tramite collagenasi di Clostridium histolyticum, enzima di origine batterica che consente, con una singola iniezione, di distruggere la membrana di collagene provocata dal morbo, ristabilendo la funzionalità della mano in brevissimo tempo».
Il Centro Italiano per la Cura del Morbo di Dupuytren ha radici di immensa conoscenza nel trattamento chirurgico di questa patologia e si fonda sul periodo odierno in cui la cordotomia enzimatica mediante iniezione di collagenasi ha sostituito totalmente tecniche più invasive confermandosi come gold standard di trattamento sia su territorio italiano che estero.
«La collagenasi opera grazie alla sua capacità di separazione e di scomposizione delle fibre di collagene che figurano la componente principale del tessuto anomalo che blocca la movenza della mano – continua Pajardi -. Il processo consiste in un’iniezione con un ago sottile, seguita, dopo 24 ore, dalla manipolazione dell’arto effettuata dallo specialista. In seguito si prosegue con una riabilitazione che il paziente ootrà gestire in completa autonomia presso la sua abitazione con l’aiuto delle fisioterapiste.
Presso il solo reparto dell’Ospedale San Giuseppe, che in primis ha coordinato le fasi di sperimentazione italiana della collagenasi, negli ultimi cinque anni sono state curate oltre 1200 persone.
Un primato che ha portato appunto all’apertura di ambulatori riservati in cui tramite una corsia preferenziale i pazienti hanno la possibilità di sottoporsi a una prima visita specialistica per stabilire poi la procedura terapeutica non chirurgica, dal trattamento al percorso riabilitativo.
«È una malattia profondamente recidivante. In passato con la sola operazione chirurgica non era possibile agire di nuovo sulla mano già operata. Oggi invece, grazie a questo enzima, si può replicare il trattamento, ma anche risolvere il problema di chi ha subito in precedenza l’ormai antiquato intervento chirurgico tradizionale. L’esperto di riferimento è il chirurgo della mano, anche se grazie a questa terapia all’avanguardia che ha letteralmente eliminato l’uso del bisturi, ci possiamo definire sempre più dei “medici della mano”» – conclude il Professore.
Cura
Fasi e terapie per contrattura di Dupuytren
L’aggressività della malattia di Dupuytren può dipendere da vari fattori, uno dei quali è l’età.
Le persone che sviluppano i primi segnali di Dupuytren all’età di 70 o più tardi spesso hanno bisogno di trattamento. Alcune delle terapie attualmente disponibili non sono altrettanto efficaci in tutti gli stadi della malattia di Dupuytren, come illustrato nella tabella di seguito.

▪ = molto efficiente, di solito applicata in questa fase
▫ = efficienti, talvolta applicato in questa fase

▪ = molto efficiente, di solito applicata in questa fase
▫ = efficienti, talvolta applicato in questa fase

La terapia ottimale non dipende solo dallo stadio
Ad esempio, mentre in fase III la chirurgia è di solito la terapia standard, la cordotomia percutanea potrebbe ancora essere una buona scelta se il paziente è troppo anziano per sottoporsi ad intervento chirurgico o sta prendendo farmaci che rendono la chirurgia più rischiosa. Si noti che ci sono diverse tecniche di chirurgia, alcune tecniche sono meno invasive, ma potrebbero avere un tasso di recidiva più alto.
La scelta del trattamento
La scelta terapeutica per il morbo di Dupuytren è ampia: esistono, infatti, procedure non-chirurgiche, di recente scoperta, come le iniezioni di collagenasi di Clostridium histolyticum, e procedure chirurgiche più o meno invasive, come la fasciotomia percutanea con ago, la fasciotomia palmare e l’aponevrectomia. La scelta di un trattamento piuttosto che un altro dipende sicuramente dalla gravità della sintomatologia e da ciò che è emerso dal consulto con il chirurgo della mano.
I risultati positivi della chirurgia
Se l’operazione è ben eseguita e senza complicazioni, la mano diventerà nuovamente funzionale. Ma prima di subire un intervento, si deve essere consapevoli dei possibili effetti collaterali. Vi invitiamo a discutere quelli con il medico e di considerarli attentamente prima di subire un intervento chirurgico.
Tecniche chirurgiche
Panoramica di tecniche chirurgiche
Il trattamento chirurgico del Morbo di Dupuytren è indicato in presenza di una di queste due condizioni:
- perdita di funzione: legata alla deformità in flessione delle dita ed alla limitazione funzionale conseguente, da valutare anche in relazione all’attività professionale, età e sesso del paziente.
- progressione della malattia: durante la visita il riscontro anamnestico di una rapida progressione della malattia pone indicazione al trattamento chirurgico.
Per retrazioni minime utile il Table test: consiste nel far appoggiare la mano del paziente a piatto su di un tavolo. Se non è possibile mantenerla aderente al tavolo con le dita estese, il test è positivo.
Aponeurectomia
Sono tecniche che prevedono l’asportazione del tessuto aponeurotico patologico e differiscono tra loro per il disegno delle incisioni e per modalità di guarigione delle ferite. A causa di elevato rischio di perdita funzionale della mano queste tecniche sono diventate meno usate negli ultimi decenni. Tasso di recidiva stimato 20 – 40 % dopo cinque anni.
Asportazione del nodulo
Si rimuove solo il nodulo (a volte anche il cordone) e si lascia al suo posto l’aponeurosi. A seconda dello stadio della malattia saranno sezionati i cordoni ma non completamente asportati (fasciotomia sottocutanea).
Dermofascectomia
Prevede l’asportazione in blocco della cute e del sottostante tessuto aponeurotico e la sua sostituzione con innesto dermoepidermico a tutto spessore. È indicata in caso di recidiva o nei soggetti giovani con diatesi rapida
Cordotomia percutanea
È una tecnica poco invasiva che divenne originariamente popolare in Francia più di 20 anni fa. La tecnica utilizza aghi per forare il cordone in modo da indebolirlo fino a che può essere rotto con la forza meccanica, in genere con uno schiocco caratteristico. La cordotomia percutanea è una procedura ambulatoriale, non chirurgica.
La ridotta invasività della procedura e la velocità di esecuzione rendono la cordotomia indicata nel caso di pazienti in scadenti condizioni generali di salute.
I vantaggi sono: richiede poco tempo, si effettua anestesia locale, non crea cicatrici, fornisce un recupero veloce, ha un costo minore rispetto alla chirurgia, può essere ripetuta ed è in genere abbastanza indolore.
L’effetto collaterale probabilmente più importante di questa tecnica è che il tasso di recidiva è superiore rispetto a quello della chirurgia, perché i cordoni contraenti non vengono rimossi. Si possono verificare anche lesioni nervose minori, piccole lacerazioni cutanee, infezioni, reazioni infiammatorie, ematomi, lesioni dei tendini flessori, dolore cronico.

Potenziali effetti collaterali della chirurgia
In casi sfavorevoli la mano potrebbe anche essere in una condizione peggiore dopo l’intervento chirurgico. Una cosa è certa: la mano è molto delicata da operare perché tendini, nervi, muscoli ed altre parti importanti sono molto vicini tra loro. Si richiede un sapiente chirurgo della mano che non faccia alcun danno altrove.
Possibili effetti collaterali di cui abbiamo sentito parlare (o sperimentato noi stessi) includono:
- rigidità articolare e la perdita di flessione , utile sottolineare l’importanza di un programma di riabilitazione post-operatoria. Una buona riabilitazione dopo l’intervento chirurgico è importante. Ha senso informarsi su disponibili strutture di riabilitazione prima di effettuare l’intervento chirurgico.
- ematoma, lacerazione cutanea, infezioni, lesioni nervose, lesioni vascolari, edema prolungato.
- ferite e dolore post-operatorio.
- tempi di ripresa della funzionalità della mano lunghi.
- recidiva: ricomparsa di lesioni in zone già sottoposte a trattamento chirurgico.
- progressione della malattia: comparsa di lesioni in zone precedentemente indenni.
Il post-operatorio è impegnativo e prevede medicazioni e cicli di fisioterapia, necessari a garantire l’efficacia del trattamento chirurgico. È sempre necessario l’ausilio di tutori.
In letteratura la percentuale di recidiva varia dal 10% (Gonzales 1971) sino al 77%(Mantero 1983). Questa variabilità è legata soprattutto alla durata del follow-up.
Mantero ed i suoi collaboratori hanno studiato oltre 600 pazienti con un follow-up di 30 anni. In questo studio oltre il 43% dei pazienti presenta recidiva della malattia a 5 anni dall’intervento chirurgico ed a 30 anni oltre il 77% dei pazienti è affetto da recidiva della malattia.
Analoghi i risultati evidenziati nella serie di 89 pazienti dello studio Tubiana, Leclerque del 1999 dove a 5 anni oltre il 48% dei pazienti presenta recidiva della malattia e sale al 66% a 10 anni di follow-up.
In casi sfavorevoli la mano potrebbe anche essere in una condizione peggiore dopo l’intervento chirurgico. Una cosa è certa: la mano è molto delicata da operare perché tendini, nervi, muscoli ed altre parti importanti sono molto vicini tra loro. Si richiede un sapiente chirurgo della mano che non faccia alcun danno altrove.
Possibili effetti collaterali di cui abbiamo sentito parlare (o sperimentato noi stessi) includono:
- rigidità articolare e la perdita di flessione , utile sottolineare l’importanza di un programma di riabilitazione post-operatoria. Una buona riabilitazione dopo l’intervento chirurgico è importante. Ha senso informarsi su disponibili strutture di riabilitazione prima di effettuare l’intervento chirurgico.
- ematoma, lacerazione cutanea, infezioni, lesioni nervose, lesioni vascolari, edema prolungato.
- ferite e dolore post-operatorio.
- tempi di ripresa della funzionalità della mano lunghi.
- recidiva: ricomparsa di lesioni in zone già sottoposte a trattamento chirurgico.
- progressione della malattia: comparsa di lesioni in zone precedentemente indenni.
Il post-operatorio è impegnativo e prevede medicazioni e cicli di fisioterapia, necessari a garantire l’efficacia del trattamento chirurgico. È sempre necessario l’ausilio di tutori.
In letteratura la percentuale di recidiva varia dal 10% (Gonzales 1971) sino al 77%(Mantero 1983). Questa variabilità è legata soprattutto alla durata del follow-up.
Mantero ed i suoi collaboratori hanno studiato oltre 600 pazienti con un follow-up di 30 anni. In questo studio oltre il 43% dei pazienti presenta recidiva della malattia a 5 anni dall’intervento chirurgico ed a 30 anni oltre il 77% dei pazienti è affetto da recidiva della malattia.
Analoghi i risultati evidenziati nella serie di 89 pazienti dello studio Tubiana, Leclerque del 1999 dove a 5 anni oltre il 48% dei pazienti presenta recidiva della malattia e sale al 66% a 10 anni di follow-up.
Tecniche non chirurgiche
Dal 2011 la tecnica di riferimento, considerata il gold standard mondiale, è l’utilizzo della collagenasi, che permette una risoluzione della retrazione digitale con una minima invasività associata ad una immediata ripresa della manualità quotidiana e presenta la più bassa percentuale di recidiva della patologia.
Purtroppo dal 1° gennaio 2020 non è più rimborsata da Servizio Sanitario Nazionale ed il Paziente dovrà pertanto rimborsare direttamente l’Ospedale.
L’Ospedale San Giuseppe – Gruppo MultiMedica – è l’unico ospedale europeo che ha ancora disponibilità di farmaco.
È invece totalmente a carico del SSN la cordotomia percutanea, anch’essa tecnica mininivasiva pur con una tendenza alla recidiva più alta.
Sconsigliamo invece l’approccio chirurgico tradizionale aperto, che presenta tempi di guarigione più lunghi e limitazione della manualità per diverse settimane, oltre che rendere problematico un nuovo trattamento in caso di recidiva.
Seguirà un rigoroso protocollo riabilitativo in reparto. Il Paziente indosserà un tutore correttivo la notte per almeno quattro mesi.
Nuove tecniche per il trattamento
del Morbo di Dupuytren
Negli ultimi 30 anni molti sviluppi sono stati fatti nell’analisi dei meccanismi molecolari e nella fisiopatologia responsabile della trasformazione dell’aponeurosi palmare in noduli e cordoni fibrotici. Questa conoscenza offre la possibilità di sviluppare nuovi protocolli terapeutici per il trattamento efficace della patologia.
Revisione delle tecniche non chirurgiche
La maggior parte di queste metodiche dà risultati pari o inferiori all’intervento in termini di tasso di recidiva e risoluzione della contrattura; alcuni Autori le descrivono come trattamenti adiuvanti l’intervento chirurgico più che come sostituzione ad esso.
Tra questi trattamenti sono descritti:
- La terapia preventiva mediante tutori, di cui non è riportata una reale evidenza scientifica relativa alla sua efficacia
- La terapia radiante, che non ha mai mostrato risultati significativi nel ridurre o ritardare la progressione della patologia
- La somministrazione di vitamina E, ormai abbandonata.
Tra i diversi farmaci utilizzati ve ne sono alcuni indicati per gli stadi precoci della patologia quali bloccanti del canale del calcio, immunosoppressori, prostaglandina E, interferone e corticosteroidi.
La collagenasi
La fasciotomia enzimatica: collagenasi di Clostridium Histolyticum (XIAPEX®)
SALUTE, CURA DELLA MANO:
CON XIAPEX, 30% DI RISPARMIO, PER SSN
MULTIMEDICA PRIMA IN ITALIA PER UTILIZZO DEL RIVOLUZIONARIO FARMACO
Sarà possibile curare il morbo di Oupuytren in 3 giorni, senzaintervento chirurgico
Milano, 13 febbraio 2014 – Nuovo trattamento per il morbo di Dupuytren, con un risparmio per il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) quantificabile nel 30% rispetto al tradizionale trattamento chirurgico e migliore qualità della vita del paziente, con tempi di recupero, decisamente ridotti. L’Ospedale San Giuseppe di Milano e l’IRCCS
MultiMedica di Sesto San Giovanni sono lieti di annunciare una grande novità: entrambe le strutture sono le prime autorizzate in Italia a trattare i pazienti ASL colpiti dal morbo di Dupuytren con l’innovativo Xiapex, un farmaco che permette di rimuovere il problema senza operazione chirurgica, con il recupero del completo utilizzo della mano in soli 3 giorni, invece di una convalescenza di 3 mesi e di un’operazione con tutto il decorso post operatorio. La procedura prevede, infatti, che il primo giorno il chirurgo inietti il farmaco, il secondo viene effettuata la trazione del cordone ed il terzo si procede con la fisioterapia.
Entusiasta di questa grande novità è il prof. Giorgio Pajardi, Direttore dell’Unità Operativa complessa del Gruppo MultiMedica e Scuola di Chirurgia Plastica dell’Università degli Studi di Milano, tra i principali sostenitori dell’utilizzodi Xiapex.
“La nostra squadra è stata autorizzata a trattare questi pazienti perché siamo stati tra i primi a partecipare alla ricerca e ciò d ha permesso di avere la casistica sperimentale più alta di tutti (su 200 casi oltre 70 erano nostri) e ad aver agito per tempo credendo da subito nel progetto” spiega il professore, che fa luce anche sugli obiettivi
prefissati: “Le persone in lista d’attesa da quattro anni sono almeno 300; ogni settimana ne vengono trattate 12 e l’obiettivo è esaurire la lista entro maggio”.

Attualmente viene utilizzata una sostanza chiamata collagenasi per il trattamento della Malattia di Dupuytren che è in grado, con delle microiniezioni localizzate a livello del cordone, di scioglierlo permettendo la completa estensione delle dita. Il vantaggio è certamente un’invasività minore rispetto all’intervento chirurgico. Le reazioni avverse presentate dai pazienti sono: edema periferico, contusione, dolore al sito di iniezione, emorragia al sito di iniezione e dolorabilità. Meno comuni sono invece linfadenopatia e lacerazioni cutanee.
La collagenasi di Clostridium Hystoliticum è un farmaco che se iniettato nella corda di Dupuytren è in grado di provocarne la lisi enzimatica e quindi la rottura della corda stessa con successiva estensione delle dita interessate dalla contrattura. Il trattamento si svolge in due giornate consecutive.
Il primo giorno si procede alla infiltrazione del farmaco. La mano viene bendata e si consiglia per le 24 ore successive l’iniezione di evitare sforzi importanti. Il giorno successivo in anestesia locale e sedazione, previo ingresso in sala operatoria si procede alla rottura manuale del cordone tramite trazione delle dita. Si pone un cerotto medicato e si confeziona un tutore da indossare la notte per alcuni mesi.
La mano potrà essere utilizzata dal giorno stesso della procedura di trazione. Il dolore, se presente e controllabile con un qualsiasi farmaco antidolorifico da banco, si risolverà nel giro di una settimana. Non vi sarà necessità quindi di tenere immobilizzata la mano post trattamento e potranno essere svolte tutte le attività di vita quotidiana e lavorativa con una prognosi media di 7 giorni. In caso di lavori manuali pesanti la prognosi andrà adattata.
La fisioterapia nel numero di 4 sedute inizia subito dopo la procedura e si conclude generalmente in un mese con una seduta a settimana salvo necessità diverse riscontrate in sede di visita o trattamento. In previsione della procedura, si consiglia 15 giorni prima del Trattamento di trattare la cute palmo della mano e le dite interessate dalla patologia con crema emolliente idratante (è idonea qualsiasi crema di qualsiasi marca purché ad alto potere idratante) da applicare più volte al giorno.
Questo tipo di trattamento viene svolto presso due delle nostre sedi: Ospedale San Giuseppe di Milano e IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni.
La Fisioterapia
L’importanza della fisioterapia e dei tutori
Il trattamento si compone di una seconda essenziale fase riabilitativa necessaria, al fine di ottimizzare i risultati ottenuti. Durante il periodo di fisioterapia, il paziente, esegue degli esercizi appositi per il recupero della funzionalità articolare, viene sottoposto a massaggi di vario tipo, inoltre, viene istruito dal fisioterapista, che si occupa di lui, sugli esercizi da praticare a casa e su quelli necessari anche quando la fisioterapia sarà terminata. Questo aspetto, cioè l’apprendimento e l’esecuzione degli esercizi domestici, è fondamentale per guarire al meglio e più velocemente.



La fisioterapia si svolgerà nell’arco di un mese mediante pacchetto a tariffa agevolata di 4 sedute (una seduta a settimana). Potranno essere confezionati tutori statici e dinamici ad indicazione del chirurgo che andranno indossati la notte per quattro mesi.




Casi Clinici
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2^ Fase
3^ Fase