Chirurgia del Polso

Anatomia, Patologie e Approcci Terapeutici Avanzati

Il polso rappresenta un’articolazione complessa e fondamentale per la funzionalità dell’intera mano, fungendo da connessione dinamica tra l’avambraccio e lo scheletro carpale.
La sua anatomia intricata, composta da otto ossa carpali disposte su due file, numerosi legamenti che ne garantiscono la stabilità e la complessa interazione con tendini e nervi, lo rende suscettibile a un’ampia varietà di patologie traumatiche, degenerative, infiammatorie e da sovraccarico.
La chirurgia del polso è una branca specialistica che si occupa della diagnosi e del trattamento chirurgico di queste condizioni, con l’obiettivo primario di alleviare il dolore, ripristinare la stabilità, migliorare la mobilità e, conseguentemente, ottimizzare la funzione della mano.

Anatomia funzionale
e Biofunzionale del Polso

Un sistema complesso

Comprendere l’anatomia e la biomeccanica del polso è essenziale per affrontare le sue patologie chirurgicamente. L’articolazione del polso è costituita principalmente da due complessi articolari:

  • Articolazione Radio-Carpica: L’articolazione principale che si forma tra l’estremità distale del radio e la fila prossimale delle ossa carpali (scafoide, semilunato, piramidale). Questa articolazione è responsabile della maggior parte dei movimenti di flessione, estensione, deviazione radiale e ulnare del polso.
  • Articolazione Medio-Carpica: L’articolazione che intercorre tra la fila prossimale (scafoide, semilunato, piramidale) e la fila distale (trapezio, trapezoide, capitato, amato) delle ossa carpali. Questa articolazione contribuisce alla fluidità e all’ampiezza dei movimenti del polso.

La stabilità del polso è garantita da un complesso sistema di legamenti intrinseci (che connettono le ossa carpali tra loro) ed estrinseci (che connettono le ossa carpali al radio e all’ulna). Lesioni a questi legamenti possono compromettere la stabilità del polso e portare a dolore cronico e disfunzione.
Numerosi tendini provenienti dai muscoli dell’avambraccio attraversano il polso per raggiungere la mano e le dita, responsabili dei movimenti di flessione, estensione, abduzione e adduzione. La guaina sinoviale che riveste questi tendini può infiammarsi, causando tendiniti e tenosinoviti.
Infine, importanti nervi periferici (nervo mediano, nervo ulnare e nervo radiale) e vasi sanguigni transitano attraverso il polso per innervare e vascolarizzare la mano. La compressione di questi nervi a livello del polso è una causa comune di dolore e disfunzione.

Patologie Comuni del Polso
che richiedono intervento chirurgico

Un’ampia gamma di condizioni può colpire il polso e richiedere un trattamento chirurgico per alleviare i sintomi e ripristinare la funzione:

Frattura del Polso

Le fratture dell’estremità distale del radio (frattura di Colles, frattura di Smith) e delle ossa carpali (in particolare la frattura dello scafoide) sono traumi frequenti che spesso richiedono riduzione e stabilizzazione chirurgica con placche, viti, fili di Kirschner o fissatori esterni per favorire una corretta guarigione e prevenire complicanze come la pseudoartrosi (mancata consolidazione).

Lesioni Legamentose del Polso

Le distorsioni gravi o i traumi diretti possono causare la rottura o la lesione dei legamenti carpali (ad esempio, la lesione del legamento scafo-lunato o del complesso fibrocartilagineo triangolare – TFCC). La riparazione o la ricostruzione chirurgica di questi legamenti è spesso necessaria per ripristinare la stabilità del polso e prevenire l’insorgenza di artrosi post-traumatica.

Sindrome del Tunnel Carpale

L’infiammazione dei tendini che attraversano il polso e delle loro guaine sinoviali (come la tenosinovite di De Quervain a carico dei tendini abduttore lungo ed estensore breve del pollice) può causare dolore significativo. In alcuni casi refrattari al trattamento conservativo, può essere necessario un intervento chirurgico per rilasciare le guaine tendinee ristrette.

Tendiniti
e Tenosinoviti del Polso

L’infiammazione dei tendini che attraversano il polso e delle loro guaine sinoviali (come la tenosinovite di De Quervain a carico dei tendini abduttore lungo ed estensore breve del pollice) può causare dolore significativo. In alcuni casi refrattari al trattamento conservativo, può essere necessario un intervento chirurgico per rilasciare le guaine tendinee ristrette.

Tumori del Polso
e dei Tessuti Molli

Sebbene rari, tumori benigni (come il tumore a cellule giganti delle guaine tendinee) o maligni possono svilupparsi a livello del polso e richiedere un’escissione chirurgica, spesso seguita da ricostruzione.

Cisti Tendinee
(Ganglion Cysts)

Le cisti sinoviali che si formano comunemente sul dorso o sul versante volare del polso possono causare dolore o limitazione funzionale. Sebbene spesso asintomatiche, l’escissione chirurgica può essere indicata in caso di sintomi persistenti o significativo ingombro.

Artrosi del Polso

L’usura della cartilagine articolare a livello del polso (artrosi radio-carpica, medio-carpica, scafo-lunata) può causare dolore cronico, rigidità e limitazione funzionale. Le opzioni chirurgiche per l’artrosi del polso includono l’artroscopia per la pulizia articolare, le artroplastiche parziali o totali (sostituzione articolare) e le artrodesi (fusione articolare) per eliminare il movimento e il dolore.

Malattia di Kienböck

Questa rara condizione è caratterizzata dalla necrosi avascolare dell’osso semilunato, che porta a dolore, rigidità e progressiva deformità del polso. Il trattamento chirurgico può variare a seconda dello stadio della malattia e può includere procedure di rivascolarizzazione, osteotomie o artrodesi parziali o totali.

Instabilità Carpale

Lesioni legamentose non trattate o mal guarite possono portare a un’instabilità cronica delle ossa carpali, causando dolore, scatti e debolezza del polso. La chirurgia può essere necessaria per riparare o ricostruire i legamenti danneggiati e ripristinare la normale cinematica del polso.

Artroscopia

Frattura

Approcci Chirurgici e Tecniche Avanzate
per il Trattamento del Polso

La chirurgia del polso ha beneficiato significativamente dei progressi nelle tecniche chirurgiche e nello sviluppo di strumentario dedicato. Gli approcci chirurgici possono variare a seconda della patologia specifica e della sua gravità:

Chirurgia a Cielo Aperto

Le fratture dell’estremità distale del radio (frattura di Colles, frattura di Smith) e delle ossa carpali (in particolare la frattura dello scafoide) sono traumi frequenti che spesso richiedono riduzione e stabilizzazione chirurgica con placche, viti, fili di Kirschner o fissatori esterni per favorire una corretta guarigione e prevenire complicanze come la pseudoartrosi (mancata consolidazione).

Artroplastica del Polso

La sostituzione totale o parziale dell’articolazione del polso con protesi può essere considerata in pazienti con artrosi avanzata e dolore intrattabile, al fine di ripristinare la mobilità e alleviare il dolore. Tuttavia, l’artroplastica del polso è una procedura meno comune rispetto ad altre sostituzioni articolari e la selezione dei pazienti è cruciale.

Artrodesi parziali del Polso

La fusione chirurgica di una o più articolazioni del polso (artrodesi totale o parziale) è indicata in caso di instabilità cronica, artrosi avanzata o malattia di Kienböck in stadio avanzato, quando l’obiettivo principale è l’eliminazione del dolore a scapito della mobilità.

Chirurgia Artroscopica del Polso

L’artroscopia del polso è una tecnica mininvasiva che utilizza piccole incisioni e una telecamera miniaturizzata (artroscopio) per visualizzare l’interno dell’articolazione del polso. Consente di eseguire procedure diagnostiche e terapeutiche come la riparazione di lesioni legamentose (TFCC, scafo-lunato), la rimozione di frammenti cartilaginei, la sinoviectomia e la pulizia articolare nell’artrosi precoce, con vantaggi in termini di riduzione del dolore post-operatorio e tempi di recupero più rapidi.

La Centralità della Valutazione Pre-Operatoria
e della Pianificazione Chirurgica nel Polso

Come per ogni intervento chirurgico, una valutazione pre-operatoria accurata è fondamentale nel trattamento delle patologie del polso. 

Questa include un’anamnesi dettagliata, un esame fisico specifico che valuta la stabilità, la mobilità, la forza e la sensibilità, e l’interpretazione degli esami di imaging (radiografie standard, radiografie dinamiche, ecografia, risonanza magnetica – RM, tomografia computerizzata – TC) e degli studi elettrofisiologici (elettromiografia – EMG) quando indicati.

La pianificazione chirurgica deve definire con precisione l’obiettivo dell’intervento, la via d’accesso chirurgica ottimale per minimizzare il danno ai tessuti molli, le tecniche specifiche da utilizzare e la gestione post-operatoria, inclusi i protocolli di immobilizzazione e riabilitazione. 

Una comunicazione chiara e dettagliata con il paziente riguardo alle aspettative realistiche, ai rischi potenziali e al percorso di recupero è un elemento cruciale per il successo del trattamento chirurgico del polso.

Patologie e Lesioni dei Legamenti del Polso

Lesioni Legamentose e Dislocazioni del Polso: Complesso TFCC
Lesione del TFCC (Triangular Fibrocartilage Complex)

Nota importante
Non tutte le anomalie strutturali del TFCC causano sintomi.
È fondamentale correlare i reperti anatomici con l’anamnesi e i sintomi clinici del paziente.

Cause delle Lesioni del TFCC

  • Traumi acuti: Combinazione di compressione e rotazione a livello ulnocarpico;
  • Movimenti ripetitivi: Pronazione + deviazione ulnare → sovraccarico → sinovite → degenerazione → perforazione e lesione cartilaginea.
Classificazione di Palmer (1989)

Ancora ampiamente usata, affiancata da classificazioni più dettagliate come quella della Mayo Clinic.

Classe I – Lesioni traumatiche

  • 1A: Perforazione del disco articolare.
  • 1B: Avulsione del TFCC dalla stiloide ulnare (con o senza frattura)
  • 1C: Lesione dei legamenti ulnocarpici.
  • 1D: Avulsione del TFCC a libello dell’inserzione radaile (a volte con frammento osseo del radio).

Classe II – Lesioni degenerative

  • 2°: Degenerazione iniziale del disco articolare, senza perforazione.
  • 2B: Degenerazione del disco + condromalacia testa ulnare, semilunare, piramidale.
  • 2C: Presente perforazione del disco articolare.
  • 2D: Degenerazione + interessamento lunotriquetrale
  • 2E: Evoluzione in artrosi ulnocarpicae radioulnare distale.

Lesioni del Legamento Scafolunato (SL)

Generalità

  • Il trattamento delle lesioni SL è ancora oggetto di dibattito
  • Il tempo (acuto, subacuto o cronico) è un fattore cruciale nella scelta terapeutica.

Classificazione temporale delle lesioni SL

  • Acuta: entro una settimana
  • subacuta: tra uno e sei settimane
  • subacuta: oltre 6-8 settimane

Diagnosi e imaging

  • In fase acuta:
    • Riduzione chiusa + immobilizzazione se imaging negativo ma dolore presente
    • Immobilizzazione per 3-4 settimane
  • Se dolore persistente → RMN e/o artroscopia
  • L’artroscopia consente:
    • Valutazione diretta
    • Stadiazione della lesione (es. classificazione di Geissler)

Cos’è la Riabilitazione del Polso

La riabilitazione del polso è un processo complesso che richiede conoscenze approfondite di anatomia, fisiopatologia e biomeccanica specifiche di questo distretto. È un percorso che coinvolge attivamente più figure: il chirurgo, il terapista e il paziente stesso, che deve essere parte attiva del processo per ottenere risultati efficaci.
È fondamentale stabilire fin da subito obiettivi chiari, sia a breve che a lungo termine, mantenendo una costante collaborazione con il chirurgo e aggiornando il programma riabilitativo in base ai progressi.
Poiché il polso è cruciale per la funzionalità della mano, qualsiasi compromissione può limitare significativamente le attività quotidiane. Per questo motivo è essenziale partire da un’anamnesi accurata e completare la valutazione con un’analisi articolare e muscolare dettagliata, così da costruire un percorso mirato ed efficace.

Strumenti della Riabilitazione

Nel percorso di riabilitazione, è fondamentale l’impiego di strumenti e tecniche specifiche che supportino il recupero funzionale del paziente, sia in fase conservativa che post-chirurgica.
Tra questi, i tutori termoplastici su misura svolgono un ruolo chiave nel garantire il corretto posizionamento e nel proteggere le strutture durante il processo di guarigione. A ciò si affiancano le tecniche manuali di mobilizzazione, fondamentali per migliorare la mobilità articolare e ridurre le rigidità.
Le terapie fisiche, come la TENS e l’elettrostimolazione, sono utilizzate per la gestione del dolore e il supporto al tono muscolare, soprattutto nelle prime fasi della riabilitazione.
Non meno importante è il recupero della propriocettività, essenziale per ripristinare il controllo e la precisione dei movimenti, così come la corretta gestione dell’edema e del dolore, che incide significativamente sulla qualità del recupero.
Tutti questi strumenti, utilizzati in sinergia, contribuiscono a un percorso riabilitativo completo e personalizzato.

Anatomia & Movimento del Polso

Articolazioni coinvolte

  • Radioulnare distale
  • Radio carpica
  • Mediocarpica
  • Intercarpiche
  • Carpometacarpali

Artroplastica del Polso

  • Flessione / Estensione
  • Pronazione / Supinazione
  • Deviazione radiale / Ulnare

Range minimo per funzionalità

  • 5° grado flessione
  • 30° grado estensione
  • 10° deviazione radiale
  • 15° deviazione ulnare

Range ottimale

  • 54° grado flessione
  • 60° grado estensione
  • 17° deviazione radiale
  • 40° deviazione ulnare

Diagnosi clinica

Due tipologie di pazienti:

  1. Con evento traumatico noto
  2. Senza ricordo di trauma specifico

Fasi:

  • Osservazione morfologica: edema, deformità, cicatrici
  • Test articolari attivi e passivi → verifica dolore/limitazioni
  • Valutazione forza con dinamometro
  • Palpazione
  • Test provocativi per confermare sospetti diagnostici

Diagnosi strumentale

  • Rx: primo step → proiezioni AP, oblique, laterali (es. archi di Gilula)
  • Ecografia: utile per patologie sovracapsulari
  • TAC: analisi dettagliata ossa carpali
  • RMN: utile per legamenti, necrosi, TFCC
  • Artroscopia (Gold Standard): diagnosi e possibile trattamento diretto

Stabilità del Polso

La stabilità del polso è un aspetto particolarmente delicato e complesso, poiché a differenza di molte altre articolazioni, nessun muscolo si inserisce direttamente sulle ossa del carpo. Questo rende la stabilità dipendente da due principali meccanismi: il controllo neuromuscolare propriocettivo, ovvero la capacità del corpo di percepire e regolare il movimento, e le strutture legamentose, che forniscono il supporto passivo.

I legamenti del polso si distinguono in:

  • Estrinseci (extra-articolari), che collegano il radio e l’ulna alle ossa carpali. Sono più rigidi e offrono una stabilità strutturale importante.
  • Intrinseci (intra-articolari), che mettono in connessione le ossa carpali tra loro. Questi legamenti sono più elastici, ma meno rigidi, e permettono una maggiore mobilità articolare.

Tra i legamenti più importanti troviamo lo scafolunato, il lunotriquetrale e il TFCC (complesso fibrocartilagineo triangolare), fondamentali per il corretto allineamento e movimento del carpo.

Le lesioni legamentose possono avvenire secondo due meccanismi:

  • Diretto, quando il trauma agisce esattamente nel punto della lesione (es. caduta sul polso).
  • Indiretto, quando una forza viene applicata in un’altra parte del corpo e si trasmette fino al polso, danneggiando i legamenti.

Una comprensione approfondita di questi aspetti è essenziale per una diagnosi corretta e un approccio riabilitativo mirato.

Tutori

Con il termine tutori (o splint) si fa riferimento a dispositivi applicati su o intorno a un segmento corporeo lesionato, con l’obiettivo di migliorarne, sostenerne o guidarne la funzione compromessa.
Nel contesto della riabilitazione del polso, i tutori vengono realizzati in materiale termoplastico a bassa temperatura (circa 75°C) da terapisti specializzati. Possono essere rigidi o rimovibili, e trovano applicazione in diverse condizioni: lesioni legamentose, infiammazioni tendinee, sovraccarichi muscolari, patologie degenerative come l’artrosi, oppure fratture. Sono indicati sia in fase conservativa che nel post-operatorio.

L’impiego del tutore varia in base all’obiettivo terapeutico:

  • Protezione e immobilizzazione di strutture lesionate o infiammate
  • Recupero del movimento attraverso leve dinamiche
  • Sostituzione di una funzione persa o deficitaria
  • Guida del movimento, grazie a un feedback propriocettivo mirato

L’uso del termoplastico in ambito riabilitativo non è recente: già negli anni ’70 comparivano i primi materiali modellabili a bassa temperatura, mentre negli anni ’80 furono introdotti i primi prodotti simili a quelli utilizzati oggi, seguiti dall’arrivo del neoprene. Con l’evoluzione dei materiali, si è trasformato anche il concetto stesso di tutore: da dispositivi rigidi e poco confortevoli si è passati a soluzioni più ergonomiche e funzionali, i cosiddetti low profile, studiati per garantire comfort e precisione, proteggendo le strutture coinvolte e lasciando libere quelle sane.

Nel confezionamento di un tutore per il polso è essenziale aderire a questi principi: il terapista deve saper individuare con precisione i distretti da immobilizzare, evitando un’eccessiva rigidità o un coinvolgimento di aree non interessate dalla patologia. Un’errata immobilizzazione può infatti portare a rigidità articolari, edemi localizzati, punti di pressione e, nei casi più gravi, allo sviluppo di una algodistrofia.

Dopo un trauma o un intervento chirurgico, il gonfiore della mano è un fenomeno comune che può generare dolore e limitare la funzionalità. È quindi fondamentale istruire il paziente fin da subito su semplici esercizi attivi delle dita per mantenere la mobilità, assicurarsi che il tutore non stringa eccessivamente, e promuovere l’uso del ghiaccio per contenere l’edema.
Anche un minimo errore nella progettazione o nella gestione del tutore può avere conseguenze rilevanti. Per questo motivo, è sempre consigliabile programmare controlli periodici per monitorare la situazione e adattare il tutore alle esigenze in evoluzione del paziente.